L’esteso tratto di mare che va da Praia a Mare, a nord, a Fiumefreddo Bruzio, a sud, rappresenta un vero e proprio sacrario navale della seconda guerra mondiale. Sono infatti presenti in questa area, in un raggio che va dall’immediato sottocosta a circa due miglia dalla riva, i relitti di diverse imbarcazioni di varia forma e stazza, affondate a opera dei sommergibili della Marina Britannica che in quegli anni pattugliavano la costa tirrenica con l’ordine di silurare qualunque natante solcasse quelle acque. Era infatti convinzione, più o meno fondata, del governo britannico che molte delle navi che transitavano lungo quella direttrice trasportassero non solo il carico ufficialmente dichiarato, ma anche armamenti e munizioni destinati alle truppe dell’alleanza italo-tedesca. A fare le spese della politica bellica inglese furono, nel marzo del 1943, il piroscafo tedesco di preda bellica Lillois e, dopo poco più di due mesi, la nave cisterna Henry Desprez, anch’essa da poco tempo requisita dai tedeschi. Oltre a queste due grosse navi, in quegli anni sotto i colpi dei sommergibili inglesi cadde un cospicuo numero di chiatte da sbarco e di imbarcazioni. Sei chiatte furono affondate dietro l’isola di Dino e oggi giacciono sul fondo completamente insabbiate o a profondità irraggiungibili, altre due si inabissarono nei pressi dell’isola di Cirella. E ancora, una nave di piccola stazza fu affondata proprio di fronte al lungomare di Paola, ma la vicinanza del relitto dalla riva fece sì che nel corso di pochi anni venisse completamente distrutto.
Anche se appartenente a un’altra epoca (e a un’altra guerra), merita un breve accenno il piroscafo da carico di nazionalità scozzese denominato Umballa, colpito da un sommergibile tedesco UB49 nel corso della prima guerra mondiale. Era la notte di Natale dell’anno 1917 quando l’Umballa fu silurato a largo di Capo Scalea; la nave riuscì comunque a raggiungere la terraferma proprio dinanzi l’abitato di Praia a Mare; lì venne scaricata e successivamente smontata. Di quell’imbarcazione resta oggi solo una grossa caldaia, rimasta da allora affondata in pochi metri d’acqua di fronte al Capo d’Arena e ancora facilmente individuabile.
Ma le immersioni più belle sono senza dubbio quelle sul Lillois e sull’Henry Desprez, due relitti di certo non facili da visitare, ma di grande fascino. Da non sottovalutare la visita alla chiatta portacarri di Cirella, situata, tra l’altro, a profondità meno impegnative rispetto a quelle degli altri due relitti. Tutte le immersioni di seguito descritte sono da effettuarsi solo se accompagnati da guide esperte che conoscano dettagliatamente i siti.
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