In tutti i subacquei, compreso chi in superficie vede bene, la cornea (che è il vetro di protezione dell’obiettivo dell’occhio) a contatto diretto con l’acqua perde gran parte del suo potere di rifrazione e quindi diventa difficile vedere distintamente, ciò anche in considerazione del fatto che, in immersione, vi è una riduzione della luminosità e del contrasto fra oggetto e sfondo; inoltre l’acqua, specie quella salata, provoca una notevole ipermetropizzazione (circa 64 diottrie), per cui gli oggetti vengono visti molto rimpiccioliti e pertanto lo stesso oggetto, per essere visto nelle reali dimensioni, come nell’aria, dovrebbe essere almeno dieci volte più grande (di questo se ne avvantaggiano un po’ i miopi). La maschera subacquea ricrea uno strato di aria davanti alla cornea e la visione ne risulta molto più nitida, ma la distanza dei due vetri frontali dall’occhio fa ingrandire gli oggetti da 1.25 a 1.33 volte, mentre con una maschera granfacciale, la cui distanza del vetro dall’occhio è ancora maggiore, come quelle utilizzate nell’ambito dell’attività subacquea commerciale, l’ingrandimento è di circa il 2,7%.